15 Settembre 2023 / MATERIE PRIME

Piano decarbonizzazione industria metalli non ferrosi: strategie e soluzioni

Piano decarbonizzazione industria metalli non ferrosi: strategie e soluzioni

Un piano di decarbonizzazione ha l’obiettivo di ridurre e possibilmente azzerare (Zero-Net) il saldo di emissioni di gas serra GHG. Miniere e impianti di produzione di metalli contribuiscono a oltre il 10% delle emissioni globali. Pari cioè a 5,9 Gigatonnellate (Gt) di Co2 equivalenti su un totale di 52,8 Gt nel 2021. Le miniere producono 0,5 Gt. L’industria downstream dei metalli fa 5,4 Gt, di cui solo alluminio e acciaio pesano per 4,2 Gt, mentre tutti gli altri metalli assommano a 1,2 Gt.

L'impatto ambientale dell'industria dei metalli non ferrosi

L’ecosostenibilità non è solo una questione di emissioni GHG e relativo piano di decarbonizzazione. L’impatto ambientale di una qualsiasi filiera industriale concerne infatti anche il consumo idrico e di suolo, la qualità dell’aria e dell’acqua, il trattamento dei rifiuti industriali, etc. Ciò è particolarmente rilevante proprio nell’industria mineraria e della lavorazione downstream dei metalli, ferrosi e non ferrosi. Anche perché, per usare un eufemismo, in molte aree del mondo questi tipi di rilevazioni non sono sempre agevoli.
Per esempio, secondo il report FMI 2020 di Responsible Mining Foundation analizzato nella newsletter l’Astrolabio degli Amici della Terra, su un campione di 180 siti minerari nel mondo «solo il 13% comunica i risultati del monitoraggio della qualità dell’acqua a valle delle loro operazioni rispetto a un valore medio del 60% per il monitoraggio dei livelli di consumo di acqua».
E nell’ambito dell’industria dei metalli non ferrosi, casi conclamati di pesante inquinamento o di veri e propri disastri ambientali sono stati registrati negli ultimi vent’anni in diverse regioni che ospitano siti minerari e produttivi di rame, di litio, di nichel, di grafite, di cobalto e di terre rare dalla Cina al Sudamerica, dall’Indonesia alla Russia, dall’Africa sino pure agli Usa e alla Finlandia

Attuali sfide e necessità di decarbonizzazione

L’industria europea dei metalli non ferrosi è chiamata a un piano di decarbonizzazione. Il controllo e la riduzione delle emissioni dirette GHG e di almeno una parte di quelle indirette della filiera comporta innanzitutto un diverso mix energetico, dove necessariamente si pone l’esigenza della sostenibilità economica delle fonti rinnovabili e della diversificazione del rischio di dipendenza tecnologica e da materie prime necessarie per gli impianti di generazione e di accumulo (de-risking Cina).
Ma non c’è solo la questione energetica. Serve infatti anche una ridefinizione, almeno parziale, delle filiere di approvvigionamento delle materie prime dei metalli non ferrosi. Cioè, meno materie primarie quasi tutte di importazione extra europea. E più materie secondarie da riciclo in Europa. Quindi si pone nelle filiere europee anche la sfida della sostenibilità ambientale, compresa la riduzione dell’impronta carbonica, dei processi di riciclo dei metalli nelle diverse fasi di raccolta, selezione, trattamento, smaltimento delle scorie, etc.

Strategie e soluzioni per la riduzione delle emissioni

In questo ambito il 7 settembre 2023 la commissione industria del Parlamento Europeo ha largamente votato a maggioranza la proposta di incrementare del 10% la capacità di riciclo e la capacità industriale interna di raffinazione e lavorazione dei metalli per ciascuna delle 16 materie prime considerate strategiche, in gran parte metalli non ferrosi, tra le 34 materie elencate nella nuova formulazione dell’EU Critical Raw Materials Act. Dove una fonte importante di metalli da riciclare sono le batterie dismesse.

Lista a cui si è aggiunto anche bauxite/allumina/alluminio. Ma impegnativa si presenta la sfida per l’alluminio decarbonizzato in Europa, la cui produzione primaria è scesa al minimo storico. Come riportato da Energia Oltre, secondo il presidente esecutivo di En+ (gruppo anglo-russo controllato da Rusal) ed ex ministro britannico dell’energia e del clima Greg Barker, oltre a investire in tecnologie per la cattura di Co2 e per la fusione dell’alluminio a basse emissioni, «il settore deve collaborare con le industrie di logistica e trasporto marittimo, che spediscono il metallo in tutte le sue forme in giro per il mondo. Migliorare il recupero e il riciclo dei rottami di alluminio, inoltre, può ridurre il bisogno del materiale primario del 15 per cento».

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