METALLI

Il mercato europeo dell’acciaio tra investimenti statali e misure protezionistiche
Le politiche di transizione green, l’elettrificazione dei consumi energetici e lo sviluppo dell’intelligenza artificiale dovrebbero stimolare l’economia circolare del rame.
Molti analisti e operatori dei mercati delle materie prime e dei metalli industriali si attendono che nei prossimi decenni la domanda mondiale di rame si impennerà. E, per soddisfare i crescenti consumi dei mercati fisici, servirà una componente sempre più rilevante di rame riciclato come materia prima seconda per integrare una produzione mineraria che potrebbe diventare insufficiente.
La disponibilità di rame come materia prima vergine potrebbe infatti finire sotto stress, visti i tempi ultra decennali e i costi degli investimenti dei progetti di nuove miniere. Occorre pertanto spingere il suo utilizzo anche come materia prima secondaria. E nel fare ciò contribuire anche alla decarbonizzazione dell’industria del rame.
Va sottolineato che il rame non è comunque tra le 34 materie prime considerate critiche per la combinazione di importanza economica e di rischio di approvvigionamento, in base ai parametri del Critical Raw Materials Act approvato dal Consiglio europeo a marzo 2024. Ma nel 2023 l’Unione europea lo ha incluso nel nuovo elenco di 16 materie prime strategiche considerate fondamentali per la transizione ambientale e digitale dell’economia del Vecchio Continente. Anche perché le elevate proprietà di conduttività termica ed elettrica lo rendono spesso non sostituibile con altri materiali.
Il rame è al 100% riciclabile.
Il Rapporto Economia Circolare 2024 di Enea ha dedicato un approfondimento sull’economia circolare del rame, oltre che su quella delle terre rare. Evidenziando innanzitutto come l’Europa possieda solo il 3% delle riserve mondiali di rame (26,5 milioni di tonnellate). L’estrazione si concentra in Polonia e la raffinazione in Germania, e coprono rispettivamente il 19% e il 17% del fabbisogno europeo.
A livello mondiale, oltre l’80% del rame non viene riutilizzato, registra il rapporto Enea. Mentre, secondo i dati dell’International Copper Association (ICA), il riciclo di rottami di prodotti a fine vita e di scarti di lavorazioni nei processi industriali ha soddisfatto tra il 2009 e il 2018 circa un terzo del consumo medio annuo globale di rame (8,7 milioni di tonnellate su 26,6 milioni).
In Europa, dice il Rapporto Enea, il tasso di riciclo a fine vita (EoL – RIR) del rame arriva al 30%. Sul totale di quello raccolto per riciclo, l’80% rimane nel circuito del rame. Il resto viene riutilizzato nelle filiere di altri metalli come acciaio o alluminio, o finisce in discarica.
A livello industriale, il tasso di riciclo dipende anche dalle variazioni del prezzo del metallo. Quando infatti i prezzi salgono, aumenta l’interesse degli operatori a raccogliere, riciclare e collocare i rottami sul mercato.
Secondo due studi di CRU e DMM Advisory Group, commissionati dall’ICA e presentati alla CRU World Copper Conference 2024 di Santiago del Cile, la domanda mondiale di rame passerà dai 28,3 milioni di tonnellate nel 2020 ai 40,9 milioni di tonnellate nel 2040. Un aumento di volumi di circa il 50% in vent’anni.
Al forte incremento contribuirà molto la crescita degli investimenti nella transizione green, quali l’espansione del mercato dei veicoli elettrici, delle energie rinnovabili e le esigenze di aggiornare le reti elettriche.
Il driver delle infrastrutture energetiche determinerà innanzitutto un incremento della domanda mondiale di vergella di rame a 25 milioni di tonnellate nel 2040 (il 60% del totale). La domanda di cavi indotta da progetti legati alla transizione energetica green dovrebbe schizzare da 0,8 milioni di tonnellate nel 2020 a 6,7 milioni nel 2040. I consumi dell’oro rosso dovrebbero aumentare dell’11% per veicoli elettrici e stazioni di ricarica, del 19% per l’espansione delle reti elettriche, del 7% per l’espansione delle tecnologie per le energie rinnovabili. Mentre la domanda nelle applicazioni tradizionali non dovrebbe crescere di oltre lo 0,5%.
A livello macro geografico, gli aumenti più impetuosi sono attesi in India (Cagr 7%) e nella regione Asean (Cagr 6%). In Nord e Sud America il tasso di crescita annuale composto è atteso rispettivamente al 3% e al 2%. Mentre in Europa e in Cina il Cagr sarà inferiore all’1%.