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L’analisi ciclica di FARO Club sui mercati dei metalli non ferrosi prevede andamento prezzo dell’alluminio in rialzo per il 2025. Stante lo scenario macroeconomico internazionale fissato a novembre 2024, gli analisti di FARO specializzati in commodity industriali concordano infatti che dal punto di vista ciclico la debolezza dell’alluminio è finita e si va verso una fase di rafforzamento delle quotazioni.
Il livello di prezzo stabilizzato sopra i 2.500 dollari alla tonnellata nell’ultimo trimestre del 2024 è il supporto. Una rottura oltre i 2.600/2.700 dollari potrebbe aprire spazi a ulteriori movimenti rialzisti.
Il governo di Pechino ha deciso di revocare gli incentivi fiscali sull’export cinese di alluminio, con effetti a partire dal primo dicembre 2024. La decisione può avere un notevole impatto sul mercato globale. Importante nel determinare l’andamento prezzo dell’alluminio è infatti l’approccio degli esportatori cinesi di metallo primario. Oggi, per mantenere la redditività, accettano di far correre i prezzi oltre i 2700 dollari a tonnellata.
In Russia, invece, il grande produttore Rusal ha annunciato a novembre che taglierà la sua produzione di alluminio primario del 6%, pari a 250mila tonnellate. La mossa è stata spiegata da Rusal come una decisione necessaria a far fronte al notevole aumento dei prezzi dell’allumina in seguito alle sospensioni della produzione di allumina in Australia e ai rallentamenti nelle forniture di bauxite dal Sud America.
Nel frattempo negli Stati Uniti si profila all’orizzonte la politica di inasprimento dei dazi del presidente eletto Donald Trump. L’alluminio e l’acciaio sarebbero tra i metalli più esposti. In particolare, gli Stati Uniti importano ben il 70% del loro fabbisogno domestico di alluminio. Di cui il 60% dal Canada, che è uno dei primi Paesi rispetto a cui Trump ha annunciato nuove misure. Inoltre, a marzo 2025 scade la deroga di 18 mesi prevista all’applicazione di dazi Usa del 25% su acciaio ed alluminio Ue. Che realisticamente diventeranno oggetto di trattative commerciali Usa-Ue con cui la nuova amministrazione della Casa Bianca punta a riequilibrare il forte deficit della bilancia commerciale americana di beni con l’Europa.