ENERGIE RINNOVABILI

Eolico in Italia e obiettivi PNIEC, serve anche il repowering di 6 GW di vecchie turbine
Quanto pesano il mercato e le politiche commerciali cinesi sull’andamento del prezzo dei metalli a livello mondiale? Molto, è la risposta ovvia, visto che la Cina è la prima economia manifatturiera mondiale e il maggiore produttore e consumatore di molti metalli industriali.
Il rallentamento della crescita economica del Dragone, a partire dal crollo del settore immobiliare, ha certamente avuto nel 2024 delle ripercussioni sulla domanda di acciaio, alluminio, nichel e rame. L’eccesso di produzione cinese di acciaio, per esempio, si è in parte riversato in export su altri mercati, non solo asiatici, sollevando timori di dumping e di distorsioni dei prezzi a livello globale.
Ma una situazione di over capacità produttiva cinese rispetto alle prospettive di ripresa della domanda interna si registra anche per alluminio, rame e nichel.
La Cina è stata quindi il focus dell’ultimo appuntamento settimanale nel corso del 2024 della Intermarket Monday Call di Faro Club. Ospiti gli analisti di Bands Financial Limited, broker con sede a Hong Kong specializzato nei mercati delle commodity industriali e dei futures, Overseas Intermediary (OI) per le borse Shanghai International Energy Exchange (INE), Dalian Commodity Exchange (DCE), Zhengzhou Commodity Exchange (ZCE), e Overseas Special Brokerage Participant (OSBP) per INE con accesso diretto alle attività di trading della borsa di Shanghai.
In particolare, l’attenzione è stata posta sull’andamento dei prezzi dei metalli non ferrosi più utilizzati: l’alluminio e il rame. Anche perché a novembre 2024 il governo di Pechino ha deciso di tagliare le agevolazioni fiscali del 13% sull’export cinese di alluminio e rame e delle leghe che contengono almeno uno di questi due metalli.
Questa decisione potrebbe impattare non solo sull’andamento dei prezzi dei metalli. Ma anche su prodotti come i cavi e i fili per impianti e reti elettriche, cioè uno dei comparti a più elevate prospettive di utilizzo di alluminio e rame, visto lo sviluppo atteso a livello mondiale degli investimenti in estensione dell’elettrificazione, in transizione energetica e in data center.
Ci sono però differenze significative sugli effetti attesi sull’alluminio rispetto al rame.
Globalmente ci si aspetta infatti un impatto rialzista sull’alluminio primario, che già risente dell’aumento dei prezzi dell’allumina e dell’aspettativa che il mercato fisico tornerà in leggero deficit nel 2025. Nel mercato dei futures gli analisti di Band hanno registrato un’immediata caduta di SHFE Ali in Cina, mentre in Nord America ed Europa US COMEX è salito del 4-7% ed LME 3M Ali del 6,4%.
Viceversa, gli analisti di Band non vedono impatti significativi sulle quotazioni del rame, vista la quantità ridotta di esportazioni cinesi di metallo rosso. In compenso, l’eccesso di produzione cinese di rame sta facendo calare il benchmark dei costi di conversione al minimo degli ultimi vent’anni. Il TC/RCs per il 2025 è sceso a 21,5 dollari per tonnellata, rispetto agli 80 dollari del 2024. Si prevede infatti che il 2024 si concluderà con una crescita del 2% della produzione cinese di rame, dopo che gli sforzi per frenare le fonderie sono falliti. Bands ha evidenziato come molti smelter cinesi stiano quindi intensificando l’utilizzo di rottami riciclati come materia prima, le cui importazioni sono aumentate nel 2024 del 16% rispetto all’incremento del 3,2% di concentrato di rame.