12 Dicembre 2024 / TRANSIZIONE ENERGETICA

Transizione 5.0: accesso più semplice ai bonus per l’efficienza energetica

Le imprese italiane hanno a disposizione nel 2024 e 2025 oltre 6 miliardi di euro di crediti d’imposta per gli investimenti in Transizione 5.0 energetica e digitale. Ma non li stanno sfruttando. Ad agosto sono stati definiti gli aspetti operativi per la fruizione degli incentivi fiscali sugli investimenti avviati a partire da inizio anno, Ma, aggiornato a novembre 2024, sono stati prenotati appena 200 milioni di euro del plafond a disposizione di 6,3 miliardi. Meno del 3%.

Urge una semplificazione delle regole previste dal Decreto Legge n. 19 del 2 marzo 2024 e dei successivi decreti attuativi, perché le aziende e le associazioni di categoria denunciano un livello di burocrazia scoraggiante. Ci sta lavorando il Mimit – Ministero delle Imprese e del Made in Italy, con modifiche sostanziali inserite nella legge di bilancio per il 2025.

È previsto anche l’allungamento dal 31 dicembre 2025 ad almeno entro la prima metà del 2026 della scadenza per la chiusura dei lavori e l’attivazione dei macchinari e degli impianti produttivi oggetto degli investimenti Transizione 5.0.

I fondi a disposizione sono del PNRR. Pertanto le modifiche devono essere concordate con la Commissione Ue. Tra quelle in cantiere che dovrebbero essere autorizzate c’è la cumulabilità dei crediti d’imposta per Transizione 5.0 con altri incentivi Ue. In particolare, con quelli per le imprese che operano nelle Zone Economiche Speciali del Sud Italia. Inoltre, aumenteranno le detrazioni fiscali sulle spese per acquistare pannelli fotovoltaici prodotti in Paesi Ue per gli impianti di auto produzione di corrente elettrica delle aziende. Una misura coerente con la strategia di supporto del Net-Zero Industry Act dell’Ue allo sviluppo della filiera industriale europea delle tecnologie per la transizione energetica.

Il peso della burocrazia per la Transizione 5.0 energetica

Ma il vero nodo da sciogliere è quello del peso, e dei costi, delle pratiche e delle procedure di verifica della congruità degli interventi eseguiti. C’è, per esempio, una complicazione in materia di rendicontazione dell’efficientamento energetico, in cui si deve dimostrare tramite asseverazione tecnica di aver ottenere stabilmente, rispetto a prima dell’intervento, una riduzione del 3% dei consumi energetici aziendali complessivi e del 5% di quelli dei processi coinvolti.

Di fatto, per accedere ai benefici fiscali previsti da Transizione 5.0 servono perizie di asseverazione sia preventiva che consuntiva sugli impatti in termini di risparmio energetico dell’intero processo aziendale dove sono stati installati o modificati macchinari e impianti.

La burocrazia green, quindi, con un mix di norme e regolamenti Ue e nazionali può essere in realtà molto grigia per le imprese. E ha quindi un effetto scoraggiante, soprattutto per le aziende piccole e meno strutturate internamente sulla compliance di sostenibilità ambientale ed energetica. Ad oggi, come sostiene Ucimu – Sistemi per produrre, l’associazione confindustriale dei produttori italiani di macchine utensili e robotica per l’automazione industriale, molte imprese manifatturiere che pensavano di investire in nuove tecnologie per la transizione energetica e digitale sfruttando i benefici fiscali previsti da Transizione 5.0, hanno rinunciato. O preferiscono fruire ancora delle misure di Industria 4.0, che prevedono regole più semplici per investimenti effettuati entro il 30 giugno 2026.

Soffre il mercato nazionale delle macchine utensili utili all’efficientamento energetico

Nel frattempo, a causa anche del flop degli incentivi di Transizione 5.0. con tante aziende che hanno ritardato gli investimenti previsti in attesa di condizioni più chiare e più semplici, il mercato nazionale delle macchine utensili è in forte contrazione. Il 2024 si chiuderà con un calo tendenziale in valore di oltre il 30%, secondo anno di fila con segno meno dopo che nel 2023 le vendite in Italia si erano ridotte dell’11%.

Ma ovviamente pesa anche la congiuntura negativa e le forti incertezze per il futuro, che fanno posticipare gli investimenti previsti in tecnologie industriali in molti settori manifatturieri. Così sta avvenendo anche nel resto d’Europa. Infatti, pure l’export di macchine utensili è in rallentamento nel 2024, mentre le prospettive per il 2025 sono di una moderata ripresa di produzione e vendite.

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